Certamente, va chiarito che non siamo ancora di fronte ad una sentenza ma ad un’ordinanza in sede cautelare in cui si afferma che non si ravvisano elementi per sospendere provvisoriamente il decreto e quindi ci sono ancora ampi margini per giungere ad una sentenza definitiva diversa e presumo che le associazioni ricorrenti terranno in piedi la procedura.
Se invece la sentenza si confermasse tale, rappresenterebbe un vero e proprio attentato alla libertà individuale di migliaia di medici e operatori sanitari, ai quali è stato imposto di certificare e partecipare al processo che porta all’aborto contro la propria volontà. Il provvedimento, che ordina il divieto di obiezione di coscienza al personale operante nei consultori familiari, contravviene alla stessa Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (art. 18), la quale afferma che ‘ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza, di religione’. A giugno avevo presentato una interrogazione per chiedere il ritiro del decreto, poiché in palese violazione con la L.194/78, che all’art.9 disciplina l’obiezione di coscienza. Il suddetto articolo afferma che il personale obiettore non è tenuto agli adempimenti previsti dagli artt. 5 e 7, e quindi è esentato non solo dall’intervento chirurgico, ma anche da tutte le procedure di certificazione e autorizzazione che portano all’aborto. Inoltre il decreto non poggia su alcuna reale emergenza delle nostre strutture sanitarie. Basti pensare che i dati preliminari della relazione annuale sulla L194 presentati al Parlamento dal Ministero della Salute, che confermano i dati dello scorso anno, non evidenziano affatto tale allarme sull’obiezione di coscienza nella nostra Regione: ogni medico non obiettore effettua quattro aborti a settimana, considerando 44 settimane. Senza considerare poi che la stessa 194 prevede l’istituto della mobilità. Di fatto, dunque, la natura stessa del decreto non ha nulla a che fare con un’(inesistente) emergenza riferita ad un eccesso di obiettori, piuttosto risponde ad una forzatura ideologica della quale avremmo volentieri fatto a meno.